Gli Strumenti

Il counseling rogersiano
È chiamato anche ‘terapia centrata sul cliente, o anche ‘counseling non direttivo’.
È un approccio che lascia spazio al cliente, senza mai dirgli esplicitamente cosa fare.
Un approccio che presume che il cliente sappia già nel profondo qual’è il prossimo passo da fare e abbia tutti gli strumenti per realizzare il suo potenziale.
Egli va accolto, compreso empaticamente, aiutato ad esprimersi e a chiarire la sua situazione. Il ruolo del terapeuta è quello di rimandargli ciò che vede in lui e di aiutarlo a definire un’immagine di sé più veritiera. In pratica gli fa da ‘specchio’.
Il counselor si avvale della sua autenticità e nell’ascolto empatico.
Egli accetta incondizionatamente il cliente, aiutandolo ad esprimersi senza temere il giudizio.
Nell’approccio ci si focalizza non tanto sulla storia della persona, quanto più sul suo mondo interiore. Si esplora il mondo delle emozioni e dei sentimenti, ponendo particolare attenzione al corpo e alle sensazioni che accompagnano la sfera emotiva.

La terapia d’avvicinamento all’ANIMA
La terapia d’avvicinamento all’anima può essere uno strumento molto utile per meglio comprendere la natura più profonda di noi stessi.
Serve però la presenza di un terapeuta che ha alle spalle un lungo percorso di pratica di contatto meditativo con l’anima. Ciò costituisce un presupposto importante di cui beneficerà anche il cliente.
In cosa consiste?
Il terapeuta accompagna il cliente in uno stato di profondo rilassamento il cui scopo è di indurre suggestioni, visualizzazioni, emozioni risalenti a vite passate.
Non bisogna necessariamente essere dei meditanti e non è certamente ipnosi.
Lo stato di rilassamento profondo aiuta a calmare mente, corpo ed emozioni predisponendo il cliente ad entrare nel suo sé più interiore.
È un incontro di anime, di contatto e di risonanza, poiché sui piani sottili tutto è interconnesso.
A che scopo?
L’anima può indicarci mediante immagini, vissuti e sensazioni specifiche, eventi risalenti a vite passate in cui troviamo l’origine di ferite e traumi che ancora ci portiamo dietro in questa vita.
Ciò può chiarirci molte cose. La questione principale è che spesso crediamo che i nostri disagi interiori risalgano alla nostra infanzia e ne attribuiamo la causa ai genitori, alla famiglia, l’ambiente, ecc.
Molto spesso non è così. Sono il bagaglio che ci portiamo da altre vite.
Nessuno nasce come fosse un foglio bianco. Tutti noi abbiamo centinaia di incarnazioni alle nostre spalle in cui abbiamo incamerato tantissime esperienze. L’anima è la grande regista di questo viaggio tra le tante vite. Lei, che è il nostro sé più profondo, il nostro sancta sanctorum, conosce lo scopo di questa incarnazione e sa cosa dobbiamo risolvere. E questo è sempre qualcosa che risiede in vite precedenti.
Saperlo, toglie molte delle colpe che attribuiamo all’esterno e chiarisce le tematiche su noi stessi.
Il vero perdono è possibile solo attraverso la vera comprensione di noi stessi.
La conoscenza a questo livello ci invita a vedere le persone che non riusciamo a perdonare non necessariamente come i nostri aguzzini, ma come strumenti che la vita ci manda per meglio evidenziare i temi irrisolti.